Una nave britannica in incognito nei mari della Grecia viene affondata da una mina. I "corsari" rubano un apparecchio, il sonar, capace di incredibili meraviglie. James Bond e la figlia di un archeologo assassinato si mettono sulle tracce dei cattivi.
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Dopo il megasuccessone di Moonraker, si decide di tornare con i piedi per terra. In senso letterale. Si decide di tornare a Fleming, alle origini, con storie più realistiche che non vedano l'impiego di gadget fantasiosi, con terroristi che sostituiscono nel ruolo del villain i ben più improbabili milionari da strapazzo. E, ammettiamolo, tutti questi passi indietro pagano, creando un episodio fra i più godibili mai fatti, anche se non fra i miei preferiti. La storia sembra inizialmente una brutta copia di quella in Dalla Russia con amore, ma a fine visione ci si accorge che la trama se ne discosta abbastanza da sembrare sufficientemente originale. A farla da padrone è l'azione spettacolare dovunque e comunque
si va da un elicottero telecomandato a un inseguimento in macchina, da una discesa in sci a battaglie subacquee, e questo è solo una parte del tutto
a scapito dell'ironia, che pure è presente in modo da essere funzionale alla storia. Moore decide di lasciar stare la commedia e prova di saperci fare anche in ruoli seri, la Boquet è la bond-girl perfetta, mentre poco memorabile ed incisivo è il villain di Julian Glover, così come gli ultimi dieci minuti in generale, un po' tirati per le lunghe. Nota a parte meritano le splendide musiche di Bill Conti e la sua canzone "For your eyes only", melodiosa e semplicemente stupenda. Per il resto, il film mantiene un buon ritmo fino alla fine, con ironia, azione e crudezza
attenti alla scena dove Bond fa precipitare Loque da una rupe
amalgamati alla perfezione insieme a una punta di drammaticità (ma davvero è solo un accenno), merito anche della dinamica regia di John Glen. Un notevole ritorno in pista dopo il poco gradito exploit di Moonraker.